UDC: ERICE, REFERENDUM INUTILE

Giancarlo Calo

Giancarlo Calo

ERICE – Il 13 giugno prossimo Erice sarà impegnata in un Referendum consultivo sulla rettifica dei confini. Abbiamo provato ad «indagare» sulla posizione dei vari partiti rappresentati in Consiglio comunale, anche per «accendere» un minimo di dibattito sull’argomento che, a dieci giorni dal voto, è assolutamente assente. Abbiamo sentito, per primo, Giancarlo Calò, Responsabile Provinciale Comunicazione nonchè Vice Segretario Comunale UDC di Erice. Ecco quanto ci ha dichiarato.

Conosco i contenuti del referendum consultivo del prossimo 13 giugno – ci dice -, anche perché i quattro quesiti rispecchiano tutti il seguente schema: «Volete che la porzione di territorio comunale … tal dei tali … si distacchi dal Comune di Erice e si aggreghi al Comune di Trapani?» (Ad onor del vero, il quarto quesito coinvolgerebbe pure i comuni di Buseto Palizzolo e Valderice).

L’istituto referendario scelto, tra i quattro che ci consente la Costituzione (e cioè: abrogativo, approvativo, consultivo e confermativo), non è sicuramente il migliore. Il cittadino ericino, infatti, viene chiamato ad esprimere il proprio PARERE su quesiti mal posti e la sua risposta non servirà comunque a nulla. E’, appunto, una consultazione delle OPINIONI dei cittadini ericini, che vengono coinvolti in una giornata (quella del 13 giugno p.v.) che vedrà una bassa affluenza di votanti ed un’alta percentuale di vacanzieri nelle spiagge della provincia…

Faccio notare, inoltre, che non vengono chiamati ad esprimere le stesse opinioni i cittadini dei comuni limitrofi (principalmente Trapani, ma anche Buseto Palizzolo e Valderice in riferimento al quarto quesito). A nessuno, infatti, verrebbe in mente di chiedere ai cittadini trapanesi se vogliono allargare i propri confini a San Giuliano o alla Via Argenteria. Parte della gente risponderebbe che considera quei cittadini già trapanesi. Altri si riferirebbero al disagio sociale di certe realtà rionali come disincentivo ad una vera e propria rettifica dei confini. Chissà…

Ad ogni modo, l’istituto referendario scelto non permetterà di cambiare le cose, sia per il fatto che viene consultata solo una parte della popolazione
(quella ericina), sia per il fatto che solo di una semplice CONSULTAZIONE si tratta. Sembra quasi che, come vuole il buon Tomasi di Lampedusa, questa soluzione sia stata adottata al fine di cambiare tutto per non cambiare niente!

Da cittadino ericino, avrei preferito che i soldi spesi per questa iniziativa, fossero stati destinati ad arricchire i servizi offerti alla popolazione.

Riguardo alla mia idea sulla "grande città", preferirei parlare di una rettifica di confini che possa portare vantaggi alla popolazione (gestione unificata del servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani, gestione unificata del sistema di trasporto comunale, gestione unificata delle risorse e dei servizi resi dalla polizia municipale, etc…) al fine di evitare soluzioni disorganiche, lacunose e con costi eccessivi per la finanza pubblica.

La rettifica dei confini che ho in mente parte dal presupposto che si potrebbe tentare una gestione consorziata, attraverso il recepimento degli art.30 e 31 del decreto legislativo 267/2000, dei servizi per un periodo di prova (basterebbero tre anni), al termine dei quali, se l’esperienza risulterà positiva, si potrebbe procedere alla rettifica dei confini direttamente con un decreto del Presidente della Regione.

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