ALLA SBARRA PER VOTO INQUINATO

 

Giacomo Tranchida

Giacomo Tranchida

ERICE – Ora dico basta. Io non ci sto. Ed esprimo la mia sincera solidarietà al “mago” Luigi Manuguerra. Leggo, sui giornali, che lui, e la sua consorte, Cettina Montalto, sono sotto processo per aver inquinato il voto, in particolare per aver “comprato” voti – alle scorse comunali di Erice del maggio 2007 – e per aver promesso posti di lavoro in cambio della preferenza (tra i testimoni ascoltati lo stesso Tranchida, sindaco di Erice).

 

E sinceramente la notizia, quella della compravendita dei voti, non quella del procedimento penale, non mi giunge nuova. Qualche mese addietro un conoscente del quartiere popolare di San Giuliano mi aveva “confessato”, testimone Giuseppe Camerino candidato alle nazionali per il PCdL, d’aver ricevuto la promessa di 100 euro per far votare la propria numerosa famglia per la moglie di Manuguerra, alle comunali di Erice. Ammetteva d’aver fatto una cosa riprovevole, l’aver venduto i voti per “soli” 100 euro, ma era stato spinto dal bisogno, diceva. E mi mostrava, con rabbia, il proprio cellulare contenute uno SMS di Manuguerra che l’invitava ad una riunione all’Hotel “Baia dei Mulini” dove gli avrebbe fatto conoscere il candidato alle Provinciali che lui “portava”. Rabbia, quella del mio conoscente, perché Manuguerra alla “promessa” non fece seguire il “corrispettivo”, attesa la mancata elezione del coniuge.

Nonostante tutto, ripeto, ribadisco la mia solidarietà a Manuguerra. E spiego perché. Vorrei capire perché a pagare c’è sempre e solo lui.

Un altro “conoscente”, ad esempio, a “capo” di un gruppo di “sfrattati”, m’ha “confessato” d’aver millantato credito nei confronti di alcuni candidati per vendergli pacchetti di voti, sia a candidati ericini (un socialista) e sia trapanesi (un esponente di primo piano del PD), d’aver incassato delle “mazzette” (qualche migliaio d’euro) e poi non aver dato alcun effettivo contributo elettorale. Anche lo stesso Manuguerra (dicembre 2006, Telesud) aveva denunciato il voto inquinato!

Già in passato, il “mago” del voto – per la messe di preferenze di cui è capace di procurarsi – è stato pizzicato dalla Legge in affari “sporchi” e condannato. Ma vorrei capire se la Magistratura ha il “polso” della situazione: è comprensibile, a me almeno, che non si possono raggiungere un certo numero di preferenze (voti) solo annunciando il proprio “programma” o mostrando il proprio curriculum professionale (che sia stimato medico, avvocato, architetto o semplice ragioniere) o di impegno civico. Chi “raccoglie” oltre 100-150 voti deve, per forza, fare altrimenti. E’ evidente, insomma, che, il voto viene sempre “comprato” con “accordi”, soldi, promesse di posti o di “favori”, “occhi chiusi” al momento opportuno (vedi occupazioni case popolari), quando non anche questi favori (promozioni, incarichi, accelerazione pratiche, scalata irregolare di graduatorie ecc) non vengono già forniti, tramite l’attività “clientelistica”, prima del voto.

Quindi perché, la Stampa, solo ora “grida” allo scandalo e da “spazio” alla vicenda Manuguerra? Perché, se onesta, non dice che il voto, oggi, a Trapani è sempre (quando raggiunge numeri considerevoli) il prodotto di uno “scambio”?

E perché non fa “scandalo” la birriata tra Manuguerra e il futuro sindaco Tranchida, alla Pizzeria “Vecchia America” alla vigilia del voto?

Mi convinco che Manuguerra è lo “stupido” di turno costretto – dal Manovratore – a pagare il prezzo che serve a dimostrare che il voto è, dopo tutto, regolare, che siamo in una piena “democrazia” e che chi viola le regole, chi tenta d’inquinare il voto, alla fine, paga.

Perché non dire che, di già, il voto cosiddetto “libero”, ovvero d’opinione, è il “frutto” di campagne di “informazione” (stampa e, soprattutto, TV) sapientemente manovrate e, spesso, “comprate” con opportuni “acquisti” di spazi promozionali dell’attività dell’Ente (quindi con costi a carico del cittadino-contribuente) o ancora con opportuni acquisti delle prestazioni professionali di “giornalisti” con i necessari “collegamenti” (a volte parentali…) con le testate giornalistiche o ancora con “minacce” di tagliare le antenne ripetitrici (presto archiviate)?

E quale è l’inquinamento del voto più pericoloso quello naif alla Manuguerra (ma non solo…) o quello, più, quantitativamente rilevante, di chi “corrompe” in una maniera o nell’altra l’informazione, ovvero la “base” su cui si costruisce un’opinione elettorale “libera”?

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