IL CARCERE CHIEDE L’ACQUA. ERICE RISPONDE: NO.

ERICE (TRAPANI) – Guerra per l’acqua, bene primario, bene supremo. Guerra fra Istituzioni. E mentre i due rappresentanti istituzionali giocano a scaricabarile, la «popolazione detenuta, oggi costituita da piu’ di 500 utenti» si ritrova con «una esigua fornitura idrica, per nulla sufficiente a coprire le esigenze», con tutti le possibili conseguenze «per la sicurezza e l’ordine dell’Istituto» (noi aggiungeremmo: anche per la salute dei detenuti!).

A denunciare l’allarmante situazione («da circa 24 ore la fornitura è stata interrotta»), in una lettera indirizzata a Prefetto e al sindaco di Erice Giacomo Tranchida lo scorso 6 ottobre, il direttore dell’Istituto carcerario di San Giuliano – Erice, dott. Renato Persico, ex vice direttore del Pagliarelli di Palermo e da circa 30 mesi giunto nella nostra città. Persico, nella sua nota, rileva pure come «spiace pure rilevare che il Comune di Erice non ha manifestato sino ad ora il dovuto interesse alla risoluzione della problematica, malgrado l’Istituto sia sito nel territorio di Erice». Una richiesta scritta del 30 settembre, scrive ancora Persico, «non è ancora riscontrata» dal Comune.

Diverso l’avviso del sindaco di Erice, che, con una lunga nota del 7 ottobre 2011, piuttosto che rispondere al Direttore si lancia in contumelie che poco hanno di istituzionale. Si parte da un «Ella, evidentemente assai oberata, probabilmente è disinformato», per giungere ad un «considero assolutamente stucchevole la recriminazione circa il Suo dispiacere sul mancato dovuto interesse alla risoluzione della problematica da parte del Comune di Erice», passando per richiedere «le scuse per il disprezzo di fatto manifestato con la Sua citata nei confronti dell’Ente Comune che ho l’onore di rappresentare».

Andando, finalmente, nel “merito” delle richieste del direttore della Casa Circondariale, Tranchida, che mai, nella sua replica pur lunga 13.770 caratteri, rivolge interesse alle condizioni dei 500 detenuti di San Giuliano, molti con famiglie residenti nel limitrofo quartiere – da un lato ricorda – con una sarcasmo fuori luogo – che la Casa Circondariale si chiama «di Trapani» e dall’altro si domanda se il direttore «forse suggerisce (..e sarebbe tempo perso!!!) che dovrei definitivamente far chiudere i rubinetti a tutti gli ericini, chiudere le Scuole e gli Uffici, lasciare per altri 20 giorni ancora senza un litro d’acqua 1000 cittadini di Pizzolungo, per fare l’Assistente Sociale anche della Sua Amministrazione in perenne e palese costante crisi, oltre che in oggettiva difficoltà al riguardo?».

A chiusura della sua rabbiosa replica il sindaco domanda al direttore – sempre con un sarcasmo fuori dai canoni di una risposta istituzionale – se crede che «il Sindaco di Erice anche facendo la danza della pioggia possa portare l’acqua alla Casa Circondariale di Trapani, in Erice? Oppure pensa che senza scomodare il buon Dio il sottoscritto oltre a moltiplicare le autobotti possa anche far arrivare un ristoratore temporale d’acqua nei serbatoi della Casa Circondariale di Trapani, in Erice?».

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